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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Tumore dell’esofago: sintomi, diagnosi, diffusione e prevenzione

Sintomi

Quasi sempre i sintomi iniziali del tumore dell’esofago sono la perdita progressiva di peso preceduta dalla disfagia , cioè dalla difficoltà a deglutire, che di solito compare in modo graduale prima per i cibi solidi e successivamente per quelli liquidi.


Altri sintomi possono essere:

  • Calo o alterazione del tono di voce
  • Paralisi del diaframma e dolore al torace


Nei casi più gravi

  • Ingrossamento dei linfonodi
  • Formazione di liquido nel rivestimento polmonare



Diagnosi


Nei pazienti che presentano sintomi la diagnosi richiede una radiografia dell’esofago con mezzo di contrasto e un’endoscopia esofagea (l’esofagogastroscopia) che consente di vedere l’eventuale lesione e di prelevare un campione di tessuto per la biopsia.


L’associazione delle due procedure aumenta la sensibilità diagnostica al 99%: la radiografia serve a escludere la presenza di malattie associate, ma l’esofagogastroscopia è l’esame di elite diagnostico, in quanto permette di visualizzare direttamente le strutture e di eseguire prelievi per la biopsia.


L’ecoendoscopia è invece un altro tipo di esame che consente di determinare in maniera più accurata quanto è profonda l’infiltrazione degli strati della parete esofagea e può evidenziare anche linfonodi interessati da metastasi.


Una volta individuato il tumore, per completare gli esami diagnostici è opportuno fare una radiografia del torace e una TAC del torace e dell’addome per escludere la presenza di metastasi a distanza.



Come si cura


Per curare il tumore dell’esofago si ricorre, in primo luogo, alla chirurgia. È difficile,però, operare le lesioni del terzo superiore dell’esofago, oppure i casi in cui il tumore ha già coinvolto gli organi vicini come trachea e bronchi. Controindicano talvolta l’operazione anche le metastasi a distanza, le condizioni generali di salute precarie oppure la presenza di altre malattie.

Nelle forme iniziali è possibile persino ricorrere alla chirurgia laparoscopica. Nelle forme molto superficiali e iniziali, il tessuto tumorale può essere distrutto con il laser.



Quanto è diffuso


Il tumore dell’esofago è il sesto tumore più comune nei paesi non industrializzati, mentre è al diciottesimo posto nei paesi industrializzati, e colpisce prevalentemente i maschi (è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne, con 1.500 casi stimati l’anno in Italia contro 600 nel sesso femminile).


Si sviluppa nella maggior parte dei casi dopo i sessant’anni di età.


Poiché si tratta di una forma di cancro molto aggressiva, la mortalità è abbastanza elevata.



Prevenzione


Evitare alcol e fumo sono le principali precauzioni per prevenire la forma squamo-cellulare di tumore dell’esofago.


Per quanto riguarda invece l’adenocarcinoma, nella maggioranza dei casi si sviluppa da un esofago di Barrett, e quindi la maniera più efficace di prevenirlo è quella di ridurre il rischio di reflusso gastroesofageo che provoca l’esofagite cronica: ciò si ottiene riducendo il consumo di caffè, di alcol e di sigarette, ma anche il sovrappeso e l’obesità.


Sebbene diversi farmaci antiacidi siano in grado di controllare i sintomi da reflusso, non ci sono finora dimostrazioni scientifiche di una loro efficacia nel ridurre la comparsa dell’esofago di Barrett. Pur non essendo disponibili esami di screening nei pazienti sani, la diagnosi precoce diventa estremamente importante una volta che l’esofago di Barrett si è sviluppato, per cogliere in tempo la sua eventuale trasformazione maligna.


Nei pazienti in cui la mucosa esofagea si è semplicemente trasformata in mucosa gastrica è consigliata un’endoscopia ogni due o tre anni. Al contrario, nei pazienti in cui le cellule trasformate mostrino segni di anormalità (displasia) si raccomanda di ripetere l’endoscopia almeno due volte a distanza di sei mesi e poi una volta l’anno.


Infine, se il grado di displasia è elevato (cioè se le cellule sono molto trasformate), è consigliabile l’asportazione endoscopica o addirittura l’intervento chirurgico, dato che si tratta di condizione precancerosa a elevato rischio di trasformazione maligna.

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