Parlare di malattia da reflusso gastroesofageo significa affrontare un tema che, oggi più che mai, coinvolge una larga parte della popolazione e richiede competenze specialistiche di alto livello.
Nel panorama della gastroenterologia contemporanea, dove diagnosi tempestive e percorsi terapeutici personalizzati ricoprono un ruolo cruciale, dare la parola a professionisti di elevata competenza rappresenta un valore imprescindibile.
La nostra manager Roberta Sestito ha incontrato il dottor Vincenzo Caravello, gastroenterologo ed endoscopista digestivo di grande esperienza, attualmente in servizio presso l’Unità Operativa Complessa di Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia dell’Ospedale “Civico” di Palermo e medico da sempre accreditato Eccellenza Medica.
Il dottor Caravello, con un linguaggio diretto ma rigoroso, ci guida attraverso i dati epidemiologici, i sintomi da non sottovalutare, le indicazioni alla gastroscopia e i quadri clinici più delicati come l’esofago di Barrett e il reflusso silente. Un contributo essenziale per comprendere quando è davvero il momento di sottoporsi a un esame endoscopico e perché affidarsi ad uno specialista esperto può fare la differenza.

Dottor Caravello, partiamo subito con qualche dato: quanto è diffusa oggi la malattia da reflusso gastroesofageo e quali sono i principali fattori di rischio?
"La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) nel corso degli ultimi anni è andata incontro ad una progressiva diffusione mentre parallelamente si è osservata una riduzione dell’ulcera gastrica. Si stima che la pirosi (bruciore ) retrosternale si presenti almeno 1 volta al giorno nel 4-7% della popolazione generale e almeno 1 volta al mese nel 34-44% della popolazione. L’incidenza della MRGE è stimata in 4.5 casi ogni 100.000 persone, con un marcato incremento della frequenza al di sopra dei 40 anni".
Quali sono i sintomi che devono far sospettare una forma complicata di reflusso, tale da rendere necessaria una gastroscopia?
"Partiamo col dire che la MRGE è ancora sottostimata poiché molti casi non vengono correttamente diagnosticati, le riporto qualche dato: 20% dei pazienti con complicanze chiede un intervento dello specialista gastroenterologo, il 20% dei pazienti con sintomi frequenti chiede un consulto del medico generico, ma il 60% dei pazienti con sintomi rari e sporadici non si rivolge al medico e spesso fanno automedicazione.
La sintomatologia tipica della malattia da reflusso gastroesofageo è rappresentata da:
- Pirosi (bruciore retrosternale ed addominale alto);
- Reflusso esofageo (rigurgito acido);
- Dolore retrosternale (che spesso si identifica come dolore da cardiopatia).
Talora la MRGE si presenta esclusivamente con una sintomatologia atipica, parliamo di laringite, tosse cronica ed asma che sono alcune tra le manifestazioni extraesofagee della MRGE di maggiore rilevanza sia per la loro frequenza che per le ripercussioni sulla stato di salute del paziente".
Quali sono i casi clinici in cui si salta la terapia empirica e si va direttamente all’endoscopia?
"Un nuovo aspetto capovolge un vecchio concetto! Parliamo dei pazienti reflussori senza lesioni esofagee. Infatti in una metà dei casi di reflusso gastroesofageo la gastroscopia non evidenzia lesioni esofagee pur essendo presente il reflusso. Sarà cura del Gastroenterologo indirizzare verso un iniziale trattamento farmacologico o indagine endoscopica".
Durante una gastroscopia per sospetto reflusso, quali segni o lesioni cercate voi gastroenterologi per confermare la diagnosi o escludere complicanze?
"In corso di Gastroscopia l’esofagite erosiva di vario grado rappresenta il quadro endoscopico classico di MRGE. Ma, come prima accennato, non è l’unico segno per fare diagnosi di MRGE. L’approccio clinico con il medico gastroenterologo potrà essere utile per prescrivere ulteriori indagini strumentali e di laboratorio ancora prima di effettuare una indagine endoscopica".
Un accenno all’esofago di Barrett, come si inquadra questa condizione nel follow-up: ogni quanto va rivalutato e con quali criteri?
"L’esofago di Barrett è una metaplasia, cioè una modifica dell’epitelio dell’esofago che si autoprotegge contro gli insulti acidi risaliti dallo stomaco. Il follow-up, cioè i controlli che seguono, vengono indicati dall’esito istologico delle biopsie effettuate in corso di gastroscopia".
Si parla spesso di “reflusso silente”: quanto è insidioso e come lo si intercetta endoscopicamente?
"Purtroppo non abbiamo una diretta proporzionalità tra sintomatologia da reflusso a danno esofageo. Molti sono i casi con sintomatologia accesa che non presentano alcuna alterazione macroscopica alla Gastroscopia. Nel corso di una Gastroscopia l’impegno del medico endoscopista e successivamente dell’istologo potrà confermare la diagnosi di MRGE".
Dottore, è stato un piacere ascoltare la sua esperienza e competenza, e la ringrazio per averla condivisa con me. C’è qualcosa che vorrebbe lasciare come messaggio finale ai nostri pazienti che spesso convivono con questa patologia?
"Assolutamente si. Primo tra tutti il controllo dei sintomi per un miglioramento della qualità di vita che dovrà essere affidato ad un medico esperto. È importante favorire la guarigione delle lesioni della mucosa esofagea, se presenti alla Gastroscopia, che potrebbero trasformarsi in lesioni croniche irreversibili. Fondamentale la prevenzione delle recidive e delle complicanze con una corretta gestione terapeutica che, diciamo a gran voce, non si affidi all’automedicazione".

